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08/31/2021
Prevenzione | Urgenze

Oh oh…mi è sembrato di vedere un’Orca!

Parafrasando la famosa frase che ripeteva un simpatico pennuto giallo alla vista del felino di casa, molti marinai che incrociano nelle acque spagnole se la dicono scrutando l’orizzonte all’avvistamento di grandi siluette a filo d’acqua che non hanno forma di pellicani…

Da circa un anno, in effetti, le coste occidentali della penisola Iberica sono teatro di attacchi da parte di banchi di orche a scapito di imbarcazioni da diporto che incrociano in queste aree. Diversi diportisti sono stati circondati da banchi di orche che non hanno esitato ad avvicinare e urtare l’imbarcazione causando danni per lo più al timone di governo.

Un’esclamazione nasce spontanea, chiara e forte: “Orca Miseria”!

Cosa succede?

A partire dall’estate 2020 gli attacchi si sono moltiplicati in frequenza nella zona che va sostanzialmente da Gibilterra al Cap Finistere (Galizia). Alcune di queste zone sono addirittura state chiuse alla navigazione da parte delle autorità a causa dell’intensità di questi episodi che, per ora, non hanno dato origine che a danni per lo più materiali.

Gli specialisti stanno cercando di capirne le cause, ma al momento non ci sono risposte certe in merito. 

Un fatto certo è che questi attacchi sono iniziati dopo il primo lock down mondiale dovuto alla pandemia Covid 19. Una delle cause ipotizzate è che l’assenza prolungata di imbarcazioni abbia permesso a questi cetacei di riguadagnare molti spazi naturali e, successivamente, il ritorno massiccio delle stesse abbia generato comportamenti aggressivi interpretando la loro presenza come un’invasione del loro territorio.

Questi gruppi di orche, che raggiungono spesso i venti /trenta esemplari, circondano dunque l’imbarcazione e possono seguirla per diverse miglia. Durante questo inseguimento, urtano, spesso loro malgrado, a più riprese la carena e tutte le sue appendici e sovente è il timone di governo che fa le spese dei loro urti e morsi.

Cosa fare?

Inizialmente le autorità consigliavano alle vittime di attacchi, di immobilizzare l’imbarcazione lasciandola derivare, recuperando ogni oggetto che uscisse fuoribordo nell’acqua sperando che i cetacei si disinteressassero all’imbarcazione, ma questa tecnica non dà risultati cosi probanti.

In questo caso, la cosa migliore da fare è comunque fare rotta verso la costa più vicina dove le orche son meno abituate a nuotare e, allo stesso tempo, in caso di necessità è più facile ricevere un aiuto.

Perché attaccano?

Per le orche il riprodurre il comportamento dei propri simili è un comportamento naturale e la fonte principale di apprendimento.

Non è dunque escluso che questi attacchi siano stati introdotti da qualche singolo individuo arrivato fino a queste zone e rapidamente imitato dagli altri elementi locali. Un dato da non sottovalutare è che questa specie animale è molto intelligente e spesso ha dato prova di notevoli capacità di reazione di fronte e ripetuti attacchi di caccia sconsiderata da parte dell’uomo.

Non è impossibile dunque che qualcuno di questi individui, traumatizzato da questi attacchi, abbia sviluppato un’avversione alle imbarcazioni per proteggersi con il risultato di venire imitato da altri individui che ora hanno lo stesso comportamento seppur non abbiano mai subito gli stessi attacchi.

Un'altra ipotesi suggerisce che le orche colleghino la presenza delle imbarcazioni al cibo. A causa della penuria del cibo, hanno compreso che attorno ad un’imbarcazione è più facile trovare di che nutrirsi, particolarmente se si tratta di pescherecci.

La tesi più probabile e credibile è comunque quella che identifica questi comportamenti come una sorta di gioco di apprendimento.

La taglia imponente di questi molossi unitamente al fatto che si ritrovino spesso in banchi di alcune decine di elementi, gli permette di rompere calotte di ghiaccio polare o di uccidere balene molto più imponenti! Questo ci spinge a pensare che le imbarcazioni rappresentino una semplice fonte di gioco e non di aggressione. In caso contrario in effetti, pochi individui di un banco sarebbero in grado di sbriciolare una barca in pochi istanti.

Un po’ di cultura generale:

L’orca, a differenza di quanto si immagini comunemente, appartiene alla famiglia dei delfini e non delle balene. Essa rappresenta la specie più imponente della famiglia dei delfinidi e può raggiungere gli 8 metri di lunghezza per un peso che può arrivare fino alle 6 tonnellate.

Vive in gruppi familiari che vanno da 3 a 30 individui mentre la loro alimentazione è basata principalmente sulla caccia ai banchi di pesci.

Nonostante un aspetto e lineamenti dall’aria inoffensiva e dolce, l’orca è un predatore intelligente e temibile, capace di attaccare con successo ogni sorta di preda utilizzando tecniche di caccia molto affinate ed efficaci.

Ad esempio, sulle coste Americane occidentali cacciano le balene e i temibili squali bianchi mentre nei poli sono in grado di rompere i ghiacci per cacciare le foche ed in Argentina si lasciano arenare per catturare le otarie sulle spiagge!

Insomma, questo ci illustra che questa specie rappresenta un grande predatore collocato al vertice della catena alimentare, dotato di notevole intelligenza ed aiutato dalla sua mole imponente.

Relativamente alle interazioni e convivenza con l’uomo possiamo dire che le orche reagiscono piuttosto bene alla nostra presenza. In sostanza non si sono registrati o non c’è traccia di attacchi mortali portati all’uomo nel loro habitat naturale.

Diversa situazione si registra invece negli ambienti chiusi, i cosiddetti bacini artificiali, dove queste creature degli oceani vengono rinchiuse e segregate. Qui si registrano numerose reazioni più o meno gravi contro gli addestratori. Ciò avviene non solo da parte di individui che hanno carattere aggressivo di natura ma anche da parte di individui che non hanno mai manifestato particolari pericolosità durante la loro cattività. Senza entrare nel merito, è facile immaginare che queste siano un po’ nervose sapendo che i loro simili nuotano nelle vastità degli oceani mentre loro sono obbligate a sguazzare in una “bacinella”. Ad ognuno di noi fare le relative valutazioni in merito…

In mare invece i rari incidenti registrati pare siano maggiormente dovuti a comportamenti maldestri da parte di qualche individuo che, magari per pura curiosità, si avvicina un po’ troppo ad un kayak, un nuotatore o un surfista.

Essendo un animale intelligente e curioso, le nostre invenzioni galleggianti rappresentano fonte di attrazione ed osservazione passionanti.

Inoltre, le orche hanno imparato ad approfittare e sfruttare la nostra presenza in mare.

Ad esempio, tra maggio e settembre alcuni banchi seguono assiduamente pescherecci che incrociano al largo delle coste del nord Marocco durante la caccia al tonno rosso!

In realtà, possiamo constatare facilmente che tra la caccia che l’uomo opera su questa specie, la sua cattura sconsiderata per metterle in cattività in minuscole “bacinelle” e i danni della pesca intensiva che svuota i mari dei pesci loro cibo, la più pericolosa tra le due specie è piuttosto la nostra…

Non dimentichiamoci mai che, sebbene il loro comportamento sia impressionante e violento, si tratta pur sempre di animali allo stato libero nel loro habitat naturale.

Pertanto, anche con le nostre migliori intenzioni marinare e ambientali, siamo sempre noi che invadiamo i loro spazi vitali e mai il contrario.

In conclusione, lasciamole libere di “navigare” nella immensità degli oceani e cerchiamo di essere il più discreti possibili per fare in modo che sempre meno abbiano da dire:

Oh Oh, mi è sembrato di vedere un uomo!

Buon vento a tutti!

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